A cura di Francesco Selmin, Atlante storico della Bassa Padovana. L'Ottocento. Verona, Cierre Edizioni, 2013
27.11.2013
Il volume raccoglie saggi di Silvia Piovan e Cristina Morandi, rispettivamente ricercatrice e assegnista di ricerca presso il Dipartimento DiSSGeA.
Che cos’è la Bassa padovana? Quali sono i suoi confini? In quale misura la sua geografia e la sua storia sono diverse dalle altre zone della provincia padovana? Quali fattori ne hanno influenzato la fisionomia dopo l’imponente opera di prosciugamento di laghi e paludi attuata sotto la Repubblica veneta? Quali dimensioni hanno avuto gli sviluppi della bonifica delle zone ancora impaludate in età contemporanea? Con quali conseguenze sul paesaggio, sull’agricoltura, sul tessuto sociale? Qual è stato il nesso tra il brigantaggio e i rapporti di produzione nell’agricoltura? Che cosa ha significato la presenza di grandi masse di braccianti? Quale ruolo hanno svolto le tre città o, meglio, le tre ‘quasi-città’? Quanto hanno inciso sull’economia l’isolamento e l’inadeguatezza delle vie di comunicazione?
Queste sono solo alcune delle domande a cui vuole rispondere l’Atlante storico della Bassa padovana, concepito con l’obiettivo di tracciare un’accurata e aggiornata carta d’identità della fascia meridionale della provincia di Padova. Dal Montagnanese al Conselvano, passando per l’Estense e il Monselicense, il primo volume dell’Atlante traccia l’evoluzione storica della bassa pianura padovana dal tramonto della dominazione veneziana (1797) all’alba del novecento, indagandola in tutti i suoi aspetti fondamentali: l’economia, la società, la politica, la cultura. Vengono così alla luce i fattori e i processi storici che hanno determinato le peculiarità di un’area che si differenzia in misura significativa dalla restante parte della provincia. In primo luogo la presenza di grandi tenute agricole che si estendono a perdita d’occhio e che lasciano poco spazio alla piccola proprietà contadina: distese di campi fertili, coltivati a grano e mais, che nel primo Ottocento uomini ‘nuovi’, provenienti dalla borghesia, comprano dall’aristocrazia in declino e amministrano con paternalismo autoritario ricorrendo volentieri allo sfruttamento dei braccianti avventizi, il ‘proletariato’ dell’agricoltura.
Un ruolo di primo piano è assegnato alle immagini, intese non in funzione meramente estetica, ma come documento storico da contestualizzare e interpretare. Le fotografie, le carte geografiche, i disegni diventano essi stessi ‘racconto storico’, anche grazie all’ausilio di accurate e ampie didascalie. Il volume è arricchito da una dettagliata cronologia, da utili tabelle statistiche e da un dizionario biografico relativo a personaggi che, in varia misura e in campi diversi, hanno lasciato tracce significative nella storia della Bassa.